giovedì 4 agosto 2011

MOG 231

Ass. nazionale familiari morti sul lavoro, intervista Graziella Marota
pubblicato il: 4 agosto 2011 alle ore 12:23
fonte: MOG 231
link: http://www.mog231.it/ass-nazionale-familiari-morti-sul-lavoro-intervista-graziella-marota/

BOLOGNA – Dal *21 luglio 2011* è presente nella società e nel web
l' *"Associazione nazionale familiari morti sul lavoro"*.
Un'organizzazione nuova, nata a sostegno pratico e attivo e a
conforto dei familiari dei caduti sul lavoro. Impegnata nel supporto
dei familiari, nella coesione e ovviamente nella lotta agli incidenti,
alle cause, perché si faccia di tutto per evitarli e perché se ne
parli senza remore e con la doverosa e civica insistenza.

L'Associazione è nata per iniziativa dell' *"Osservatorio
indipendente di Bologna morti sul lavoro"*, condotto e guidato da
Carlo Soricelli, e dalla Sig.ra Graziella Marota, madre di Andrea
Gagliardoni, ragazzo morto all'età di 23 anni, ucciso da una
macchina tampografica. Due persone quotidianamente impegnate
nell'osservare e denunciare gli *incidenti sul lavoro nel nostro
Paese*, con l'intento accorato di proteggere il lavoro, denunciarne
le lacune e le carenze capaci di renderlo letale.

"Chiedo ai familiari di tutte le vittime sul lavoro di unirci e
collaborare per poter dare voce ai nostri cari e per far sì che tutto
questo sangue non scorra più! L'unione fa la forza quindi cerchiamo
di formare questa rete on- line per poter ottenere anche dei piccoli
risultati…insieme ce la possiamo fare". Questo l'incipit del
primo post apparso sul blog dell'Associazione il 21 luglio 2011.

Un appello lanciato dalla Sig.ra Marota, che dalla propria straziante
storia dilaniata da una perdita incolmabile e da successive
difficoltà "burocratiche" trae la forza per chiamare e spingere
ad avvicinarsi le famiglie dei caduti sul lavoro. Le famiglie che
hanno scelto di ricordare in privato e non proseguire oltre, le
famiglie che necessitano di aiuto morale pratico, le famiglie che si
trovano impegnate in lungaggini assicurative e cause indurite già
troppo dallo stesso motivo dei dibattimenti. *Famiglie accumunate da
un unico indicibile e tragico dramma*.

Il blog dell'Osservatorio caduti sul lavoro ha pubblicato dei dati
relativi alle *morti sul lavoro in Italia riguardanti il periodo che
va tra il 1 gennaio al 3 agosto 2011*. "Dall'inizio dell'anno ci
sono stati 380 morti per infortuni sui luoghi di lavoro, ma si arriva
a contarne oltre 680 se si aggiungono i lavoratori deceduti sulle
strade e in itinere. Erano 325 sui luoghi di lavoro il 3 agosto del
2010, l'aumento è del 14,5%". Dati e numeri allarmanti in
controtendenza rispetto alle stime riportate dall'INAIL nel suo
report annuale 2010.  Per una differenza che si innesta in
particolare sul calcolo o meno del lavoro sommerso, dei lavoratori non
regolari, "nascosti", di cui non si ha denuncia né quindi
notizia.

La discussione in Italia su queste ferite è aperta. Abbiamo ascoltato
la voce di un'Associazione nata per creare una rete di intenti e
assistenza tra le famiglie colpite da una "bianca" e salariale
tragedia.

*Sig.ra Marota a chi si rivolge l'Associazione nella quale ha deciso
di impegnarsi. Che speranze ripone in essa.*

L'Associazione nazionale familiari morti sul lavoro è nata con lo
scopo di riunire, avvicinare le famiglie dei lavoratori caduti. Vuole
essere uno strumento di *coesione*, un punto di ritrovo per chi si
trova ormai dentro una lotta fatta di sofferenze, mancanze. Per
riunirne gli intenti, i sentimenti e le difficoltà. È nata grazie a
Carlo Soricelli, e al suo impegno quotidiano che ritengo impagabile.
Con lui abbiamo buttato giù l'idea che in pochi giorni si è
concretizzata sul web e che ricominceremo concretamente a sostenere
dal prossimo e vicino mese di settembre.

Ho voluto aderire convinta che l'unione faccia veramente la forza,
che unite insieme, persone che ricordo sono state colpite da una
tragedia improvvisa, inaspettata,  possano far sentire la propria
voce, le proprie denunce per cercare giustizia per ciò che è
accaduto e soluzioni perché ciò non accada più.

La *morte sul lavoro* è spesso ostracizzata, lasciata fuori dai
media, dalla comunicazione. Riesce a venire a galla soltanto in casi
eclatanti, come nel caso della Thyssen per esempio,  in tragedie di
gruppo che non possono non essere descritte. Si avverte la sensazione
che pochi facciano qualcosa, pochi ne parlino, come se non stessimo
affrontando discorsi che riguardino la vita di giovani, donne e uomini
morti mentre stavano lavorando. Nel corso del mio dramma mi sono
trovata spesso sola, su tutti i fronti, lottando contro i mulini a
vento.

Spero che l'Associazione possa essere un rimedio a questa
solitudine, che unisca che avvicini e crei condizioni utili al
*sollievo e al riconoscimento di diritti per i lavoratori che sono
venuti a mancare e per i loro familiari*. Diritti dei quali non sempre
è scontato il riconoscimento.

*Che sostegno darete ai familiari, come si articolerà il vostro
impegno.*

Dare un sostegno innanzitutto morale, personale, e poi nel districarsi
nella burocrazia, nei riconoscimenti, nelle indennità assicurative.
Un *sostegno psicologico quindi e concreto*. L'Associazione è nata
da pochi giorni, ci stiamo strutturando, stiamo raccogliendo le
adesioni di avvocati, psicologi. Colgo quindi l'occasione per
invitare chi volesse entrare a far parte del gruppo di contattarci e
mettere a disposizione la propria professionalità.

*Per cercare di scongiurare per gli altri la sua esperienza.*

Dal giorno in cui è morto mio figlio ho urlato, per il
*riconoscimento delle cause, delle responsabilità*. Mi sono rivolta a
tutte le istituzioni, ho girato e parlato. Ma se si è da soli si
riesce a far poco. Si è una voce nel caos e nel nulla. Per questo
l'Associazione può unire le voci, far leva sui media, sulla
politica, ancora, sulle istituzioni. Unire gli intenti.

Sono centinaia le *famiglie che stanno attualmente vivendo il dramma*
della perdita di un caro sul lavoro. Che lo stanno vivendo o che
l'hanno vissuto. Parecchie di queste hanno riscontrato reticenze,
difficoltà, semplicemente per il fatto di aver avanzato quanto di
legale si può richiede per far corrispondere un'equa giustizia
all'ultima tragedia che ha colpito il proprio familiare. Andando
incontro a estenuanti iter che rinnovano il ricordo, la pena e a volte
sembrano di uccidere ancora chi è già caduto. Uccidere, forse è un
termine crudo, ma penso che la morte sul lavoro quando causata da
noncuranza, dal mancato rispetto della vita di chi sta lavorando, sia
da considerare un omicidio e come tale vada giudicata.

Per questo invito le famiglie a unirsi, anche quelle che hanno deciso
per il massimo riserbo, che vivono in casa la propria sofferenza. Una
sofferenza che ci accomuna e che può unirci.

*Avremmo voluto evitare di farle per l'ennesima volta ripercorrere
quanto accaduto a suo figlio.*

Mio figlio Andrea è morto a 23 anni, nel 2006. Da quel momento ho
cominciato un lungo e straziante percorso nei tribunali. Il processo,
in preliminare e  svolto con patteggiamento è stato archiviato
condannando i responsabili a otto mesi con la sospensione della pena.
Ora è in piedi una causa civile con l'assicurazione che ha sospeso
il risarcimento.

Una lotta continua da condurre per farsi riconoscere il fatto che tuo
figlio non ci sia più. Un paradosso quantomeno. Non posso non andare
avanti, e non è un lucrare sulla mia disgrazia come detrattori
potrebbero pensare. Lo faccio perché lo devo al mio ragazzo e a sua
sorella e alla vita per la quale spero di ottenere ciò a cui penso di
avere diritto. Motivazioni che animano le mie giornate e che mi hanno
condotta a impegnarmi in quest'Associazione che spero riesca a
*riunire e a stringere persone che vivono identiche sofferenze e
necessità*.

*Info e contatti:* Associazione nazionale familiari morti sul lavoro

vedi l'originale (Ass. nazionale familiari morti sul lavoro, intervista Graziella Marota) su: http://www.mog231.it/ass-nazionale-familiari-morti-sul-lavoro-intervista-graziella-marota/

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