venerdì 2 settembre 2011

MOG 231

Lo stress da lavoro e l'insegnamento
pubblicato il: 2 settembre 2011 alle ore 12:45
fonte: MOG 231
link: http://www.mog231.it/lo-stress-da-lavoro-e-l%e2%80%99insegnamento/

ROMA – Lo *stress lavoro correlato* è oggi una realtà, un fenomeno
riconosciuto e per il quale sta salendo l'attenzione delle ricerca e
delle istituzioni. Esistono attività lavorative che comportano un
maggiore *rischio stress lavoro* rispetto ad altre. Professioni che
comportano un continuo contatto con le persone, con le esigenze del
prossimo alle quali occorre corrispondere professionalità e
tempestiva risposta. Tra queste è annoverabile l'*insegnamento*. A
ridosso dell'inizio del nuovo anno scolastico abbiamo chiesto alla
Psicologa del Lavoro, Dott.ssa Francesca Di Battista, alcune
considerazioni in merito. Colloquio su come si comporta lo stress
lavoro correlato tra gli insegnanti, cause, reazioni e indicazioni per
rimedi e reazioni efficaci e salubri.

*Dottoressa, che relazione c'è tra insegnamento e stress lavoro
correlato.*

Gli insegnanti sono chiamati oggigiorno a operare in una società in
continua evoluzione, contraddistinta da crescente *fluidità,
complessità e modernizzazione*. In ambito scolastico, si possono
individuare *fattori di diversa natura che provocano, a lungo andare,
stress lavoro correlato*. *Sociali e personali*: personalità,
resistenza individuale agli stimoli, condiscendenza, background
culturale, mitezza, status socio-economico; *relazionali:* necessità
di gestire differenti relazioni interpersonali con studenti e
famiglie, competitività tra colleghi, affollamento delle classi;
*organizzative:* collocazione geografica della scuola, comunicazione
interna, equità, risorse a disposizione, programmi  didattici da
trattare, presenza di feedback, chiarezza dei regolamenti, carico di
lavoro; *socio-culturali:* evoluzione scientifica (necessità di
tenere il passo con le nuove tecnologie), globalizzazione, classi
multiculturali e multietniche, deleghe sull'educazione dei figli da
parte di famiglie assenti o monoparentali, inserimento nelle classi di
portatori di handicap, valutazione della docenza da parte degli
utenti, precariato, mobilità, susseguirsi di riforme, prolungamento
dell'età pensionabile.

Da alcuni anni inoltre, in una categoria professionale messa così a
dura prova, si riscontrano numerosi casi di *burnout*, sindrome spesso
associata alle professioni in cui il *rapporto con l'utente assume
un profondo significato emotivo*.

*Cosa comporta la sindrome da burnout, a cosa conduce.*

Tale disturbo, causato da eventi stressogeni protratti nel tempo, è
generalmente caratterizzato da sintomi quali: *ansia, esaurimento
fisico, indifferenza, irritabilità, sfiducia, somatizzazioni*
(nevralgie, disturbi gastrointestinali, insonnia), *apatia e stato di
frustrazione* dovuto alla mancata realizzazione professionale. Un
elemento che caratterizza questo malessere è la *perdita della
capacità di controllo* da parte del soggetto cui sfuggono i confini
della propria professione. Ciò fa sì che l'esperienza lavorativa
assuma un'eccessiva importanza nella sfera relazionale
dell'individuo, impedendone il necessario distacco emotivo e
suscitando reazioni istintive aggressive. La sindrome del burnout
conduce, nel tempo, a cinismo, calo nell'impegno verso il proprio
lavoro, inefficienza, riduzione della qualità nelle prestazioni,
assenteismo.

*Cosa accade, quali le reazioni, i rimedi celeri e a volte inopportuni
con i quali si cerca di reagire al disagio, alle difficoltà
quotidiane.*

Spesso, per far fronte allo stress, vengono messe in atto da parte dei
soggetti coinvolti strategie di *coping (tecniche per fronteggiare
problemi) inefficaci e deleterie* come: fumare, bere, prendere
psicofarmaci (questa forma di autocura porta all'assuefazione
cronicizzando il disagio), volte alla negazione o alla minimizzazione
degli episodi stressanti.

*Quali invece le strategie opportune, non deleterie e benefiche.*

*Efficaci strategie di coping* potrebbero essere: assumere un
approccio meno idealista in favore di una più realistica *revisione
delle proprie aspettative professionali*, focalizzarsi sulle
*caratteristiche positive della propria professione*, concedersi
*momenti di evasione dedicandosi* ad attività al di fuori del proprio
lavoro, *lavorare con altri* per condividere esperienze stressanti.

Validi strumenti in grado di prevenire l'insorgenza di tale disturbo
nel corpo docenti, possono essere rappresentati da specifici
*interventi formativi*. In particolare, è ipotizzabile la
realizzazione di *seminari* in cui proporre nuove tecniche
d'insegnamento avvalendosi della condivisione tra i partecipanti dei
propri vissuti, oppure di workshop incentrati su *tecniche di gestione
dello stress* o, ancora, su *tecniche di comunicazione,
decision-making e gestione d'aula*.

Inoltre, in aggiunta ai periodici corsi di aggiornamento
professionale, una *formazione informatica* può essere in grado di
colmare eventuali gap tra allievi e docente permettendo a
quest'ultimo di avvicinarsi loro "parlando la stessa lingua". E
infine, l'istituzione di un'*equipe di psicologici a supporto
delle scuole e un servizio di counselling* permetterebbero di
contenere l'espansione del fenomeno dando la possibilità di
sperimentare relazioni costruttive e accrescere la propria
autoefficacia. Acquisire maggiore fiducia in se stessi consentirebbe
agli insegnanti di porsi in maniera positiva di fronte alle nuove
sfide senza considerarle delle minacce. Aumentando la *percezione
circa la capacità di adottare con successo un certo comportamento*,
il soggetto esibirà un più *elevato livello di determinazione*
risultando anche più autorevole agli occhi degli altri.

vedi l'originale (Lo stress da lavoro e l'insegnamento) su: http://www.mog231.it/lo-stress-da-lavoro-e-l%e2%80%99insegnamento/

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