martedì 27 settembre 2011

MOG 231

Morti in agricoltura e incidenti in itinere, gli allarmi di Carlo Soricelli
pubblicato il: 27 settembre 2011 alle ore 12:13
fonte: MOG 231
link: http://www.mog231.it/morti-in-agricoltura-e-incidenti-in-itinere-gli-allarmi-di-carlo-soricelli/

BOLOGNA - *Pensionati e lavoratori che muoiono in agricoltura* in
incidenti accorsi con il proprio trattore, *i morti in itinere*,
l'*edilizia*. Questi i temi ricorrenti e sovente trattati da Carlo
Soricelli, fondatore e primo firmatario dell' *"Osservatorio
indipendente di Bologna sulle morti per infortunio sul lavoro"*. Un
blog, un punto del web nato il 1° dicembre del 2008 dopo la tragedia
della Thyssenkrupp, che raccoglie segnalazioni riguardanti tragici
incidenti sul lavoro. Voce non istituzionale, che contribuisce
quotidianamente a mantenere alta l'asticella del pensiero comune nei
riguardi della sicurezza sul lavoro, quantificando incidenti a volte
ai bordi dell'immaginario collettivo come quelli appena citati dei
pensionati agricoltori che da soli rappresentano molti dei decessi in
agricoltura. Dati e nomi, che qualsiasi sia il punto di vista, e
comunque debbano essere considerati, sono ancora spaventosi e
raccontano di *un'umanità a rischio e che muore sul lavoro*, nei
propri poderi, in viaggio. Dati monito e sprone per un' ulteriore
indispensabile stretta sulle regole destinate alla prevenzione, al
controllo, alla tutela.

*Sig. Soricelli, la prima riga del suo perenne primo post
dell'osservatorio, post che purtroppo aggiorna quasi
quotidianamente, aggiornandolo nei numeri, dice: "Dall'inizio
dell'anno al 27 settembre 2011 ci sono stati 484 morti per infortuni
sui luoghi di lavoro, ma si arriva a contarne oltre 800 se si
aggiungono i lavoratori deceduti sulle strade e in itinere". Ancora
un costante flagello.*

Purtroppo si e continuando citando gli stessi dati posso aggiungere
che paragonando lo stesso periodo dello scorso anno c'è stato un
aumento del 14,3%.

*Tra le ultime vittime purtroppo segnalate al 27 settembre ci sono un
agricoltore, un netturbino, tre operai, un autotrasportatore.
L'agricoltura, l'edilizia e la strada, le morti in itinere. Tre
aspetti sui quali spesso richiama l'attenzione e per i quale lancia
periodici allarmi.*

L'agricoltura è un settore ad alto rischio, soprattutto se
consideriamo il fatto che sono agricoltori in attività anche migliaia
di over 65 e pensionati che quotidianamente vanno sui campi con i loro
mezzi. È un aspetto per il quale mi batto da tempo. Gli incidenti con
il trattore sono una piaga, che ogni anno uccide decine di persone,
persone per le quali dobbiamo pretendere regole ferree e
considerazioni maggiori. Gli over 65 che sono rimasti coinvolti in
incidenti con il trattore, schiacciati dal ribaltamento del proprio
mezzo sono a oggi 95, il 20% di tutti le morti sul lavoro da noi
registrate. Sono numeri importanti, da capire, sui quali riflettere e
per i quali approntare delle misure preventive e cautelative. Come
l'obbligo del rinforzo delle cabine che possano in questo modo
resistere agli urti e ai ribaltamenti e reiterati esami di guida che
verifichino lo stato di salute e l'idoneità delle persone che si
mettono alla guida.

*Dal suo blog si legge che il numero dei morti riportato riguarda gli
incidenti sul posto di lavoro, e che se sommassimo a questi gli
incidenti in itinere potremmo arrivare addirittura a quota 800*.

Gli incidenti in itinere sono un altro dramma, un dramma che va
considerato e che coinvolge purtroppo centinaia di persone. Un aspetto
che credo evidenzi quanto sia importante porre l'accento su quanto
sia differente la realtà attuale dal pensiero comune secondo il quale
per esempio i settori e i luoghi pericolosi sono soltanto le grandi
fabbriche e le grandi strutture.
C'è rischio in questi settori certo, ma sono più tutelati da una
struttura sindacale, da strutture aziendali che rispettano gli
obblighi previsti dalla normativa e che conducono a delle prassi
determinate. Occorre però concentrare l'attenzione anche su
ambienti e ambiti differenti, per i quali comunemente non si suppone
un rischio elevato come in realtà è. L'agricoltura è uno di
questi, a seguire gli spostamenti, l'edile e le piccole realtà, le
piccole aziende dove a volte per minori risorse si va incontro al
rischio e a minore tutela del lavoro. Dove è meno presente la regola
e il controllo sindacale. Fattori capaci di ridurre l'impatto
dell'errore umano, il fattore umano. Un fattore che a mio avviso non
può essere mai considerato come una possibile causa di incidente, o
come una variabile che da un momento all'altro può avverarsi. Le
leggi, la prevenzione, i sistemi di protezione sono adibiti ed
esistono per eliminare il fattore umano. Il lavoratore deve essere
messo nelle condizioni di poter sbagliare ma non rimettendoci la vita.
I sistemi di protezione e le prassi devono sostenere la persona che
può sbagliare e tutelarne l'incolumità. Questo credo sia un
ragionamento corretto, pensi per esempio alle cadute dall'alto.

*Le morti in cantiere, di cui segnala ben 124 casi, il 26% dei totali
da lei registrati e gran parte dei quali dovuti a cadute dall'alto.*


Se in tutti i cantieri ci fossero protezioni e venissero rispettate
alla lettera le regole e le possibilità di prevenzione potremmo
ridurre enormemente il numero di incidenti. Una persona può cadere
dall'alto perché non legata, non protetta, lavorando in condizioni
precarie. Se intorno a un operaio fossero sempre attivate tutte le
misure adatte, potremmo vedere quanto un errore sarebbe assorbito e
quanto le morti subirebbero una drastica riduzione. Molti sono gli
operai morti nell'edile, molti stranieri, e di questi il il 40% è
rumeno. I rumeni sono nostri fratelli, abbiamo origini e storie fuse.
Subiscono quotidianamente una strage, che li porta spesso a morire in
lavori irregolari.

*Chiudiamo ancora ricordando le morti in itinere.*

Ripto, se sommiamo i morti sul lavoro, sul posto di lavoro a quelli in
itinere le cifre raddoppiano. Gli incidenti in itinere non possono
essere considerati fatalità. Sono anch'essi figli delle condizioni
di lavoro e dipendono dalla distanza, dalla stanchezza, dai mezzi.
Pensiamo a operai immigrati che ogni settimana viaggiano dal nord al
sud dell'Italia su mezzi vecchi, tutti insieme, dopo cinque giorni
di lavoro. Non sono situazioni a rischio? Anche in questo caso, se il
lavoro è irregolare, sarà impossibile poi per INAIL quantificare una
tale mole di incidenti. E per le famiglie quanto sarà arduo poi
ottenere un riconoscimento dell'incidente, un risarcimento, un
giusto e momentaneo sollievo?

vedi l'originale (Morti in agricoltura e incidenti in itinere, gli allarmi di Carlo Soricelli) su: http://www.mog231.it/morti-in-agricoltura-e-incidenti-in-itinere-gli-allarmi-di-carlo-soricelli/

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