venerdì 25 maggio 2012

MOG 231

I dati ISTAT dal "Rapporto annuale 2012 – La situazione del Paese"
pubblicato il: 25 maggio 2012 alle ore 11:24
fonte: MOG 231
link: http://www.quotidianosicurezza.it/approfondimenti/e-utile-sapere-che/i-dati-istat-da-rapporto-annuale-duemiladodici.htm

ROMA - Presentato dall'Istat il *"Rapporto annuale 2012 - Lasituazione
del paese"*.
Lo studio, che giunge alla sue ventesima edizione, quest'anno si
arricchisce dei dati del *censimento demografico* della popolazione e,
attraverso rilevazioni statistiche che riguardano nove diversi ambiti
della vita del paese, fotografa la realtà italiana.

La grande mole di dati è organizzata dal rapporto su *quattro
macrotemi*: la crisi economica e il suo rapporto con l'economia
internazionale, le conseguenze sulla struttura demografica e sociale
del paese e sugli stili di vita, le potenzialità di crescita,  e il
livello diseguaglianza ed equità nei servizi ai cittadini.

È un'Italia in crisi quella fotografa dal rapporto: aumentano i
prezzi, i salari sono fermi, diminuiscono sia i consumi che il
risparmio delle famiglie. Il *tasso di occupazione* è sostanzialmente
stabile ma i *giovani restano senza lavoro*. A fronte di qualche dato
positivo, come la discesa del debito e la crescita delle esportazioni,
rimangono aperti molti problemi: tra tutti la questione femminile e la
questione meridionale.

Venendo ad analizzare i dati che riguardano la situazione economica
partiamo dal *PIL* che in volume ha segnato una crescita dello 0,4 %
nel 2011 (+1,8 nell'anno precedente). L'attività economica non ha
ancora recuperato il livello precedente alla crisi del 2008-2009.
Il *potere d'acquisto delle famiglie è calato dello 0,6%*. Per
compensare la diminuita capacità d'acquisto, le famiglie
consumatrici hanno ridotto di 0,9 punti percentuali la propensione al
risparmio portandola all'8,8 %, il valore più basso dal 1990.

Il *sistema delle imprese italiane*, che non aveva ancora recuperato
le perdite subite con la crisi del 2008-2009, ha sperimentato nel 2011
una nuova fase di difficoltà derivante dal sovrapporsi di una
contrazione della domanda interna e di un indebolimento di quella
estera.

La *variazione complessiva della produzione* industriale è stata
pressoché nulla: sono risultati in caduta i beni di consumo (-3,1 %)
e l'energia (-2,2 %), mentre beni strumentali e intermedi, pur
mantenendo variazioni positive, hanno presentato un forte
rallentamento (rispettivamente +3,8 e +0,7 %, contro crescite
dell'11,1 e del 9,0 % del 2010). L'industria delle costruzioni ha
continuato a contrarsi, confermando la tendenza già in atto da
qualche anno. L'attività del settore dei servizi, che era tornata a
crescere dell'1,4 % nel 2010, ha registrato lo scorso anno un
rallentamento (+0,8 %).

L'*andamento negativo dei consumi* ha riguardanto in particolare il
settore del commercio al dettaglio, il cui giro di affari ha subito,
nel 2011, una significativa contrazione in valore, nonostante
l'ampio incremento dei prezzi: le vendite sono diminuite dell'1,3
%. Nella media del 2011, l'indice nazionale dei prezzi al consumo
per l'intera collettività è aumentato del 2,8 %, quasi il doppio
dell'anno precedente.

Per quanto riguarda i *dati demografici,* sono *59 milioni 464 mila i
residenti in Italia al 9 ottobre 2011*, secondo i primi risultati del
15° Censimento generale della popolazione e delle abitazioni, *2
milioni 687 mila in più rispetto al censimento del 1991*. L'aumento
demografico è dovuto quasi interamente agli stranieri residenti che,
quasi triplicati nell'ultimo decennio, risultano oggi 3 milioni 770
mila (6,3 ogni cento residenti).
Si vive sempre più a lungo, gli uomini in media 79,4 anni e le donne
84,5. In Europa soltanto gli uomini svedesi hanno una speranza di vita
(79,6 anni) superiore a quella degli italiani, mentre solo in Francia
e in Spagna le donne sono più longeve delle italiane (85,3 anni in
entrambi i paesi).

Continuano a nascere *pochi bambini*, nonostante la lieve ripresa
osservata dalla metà degli anni '90. Nel 2011 il numero medio di
figli per donna (1,42) deriva da valori pari a 2,07 per le residenti
straniere e a 1,33 per le italiane.  La geografia della fecondità si
è rovesciata nel corso dell'ultimo decennio: oggi, le regioni più
prolifiche sono quelle del Nord (1,48 figli per donna) e del Centro
(1,38 figli per donna) dove è maggiore la presenza straniera, mentre
nel Mezzogiorno si stimano solo 1,35 figli per donna nel 2011. La
longevità e le poche nascite rendono l'Italia uno dei paesi più
"vecchi": attualmente si contano 144 persone di 65 anni ogni 100
con meno di 15, proporzione che era di 97 a 100 nel 1992. In Europa
solo la Germania registra un valore più alto (154).

Per quanto riguarda le condizioni socio economiche il rapporto
evidenzia la progressiva *riduzione della capacità di risparmio degli
italiani* causata dal fatto che negli ultimi due decenni la spesa per
consumi delle famiglie è cresciuta a ritmi più sostenuti del loro
reddito disponibile. Questo dal 2008 è complessivamente aumentato del
2,1 %, ma nello stesso periodo il potere d'acquisto è sceso di
circa il 5 %.

È peggiorata la *condizione delle famiglie più numerose*: nel 2010
risulta in condizione di povertà relativa il 29,9 % di quelle con
cinque e più componenti (più sette punti percentuali rispetto al
1997). Nelle famiglie con almeno un minore l'incidenza della
povertà è del 15,9 %. Complessivamente sono 1 milione 876 mila i
minori che vivono in famiglie relativamente povere (il 18,2 % del
totale); quasi il 70 % risiede nel Mezzogiorno.

Criticità si registrano anche per le potenzialità di crescita del
nostro paese dove persistono carenze rilevanti nella dotazione e
nell'efficienza dei *fattori materiali ed immateriali* a sostegno
della competitività delle imprese domestiche e per attrarre
investimenti dall'estero. Nel 2010 la quota di spesa in ricerca e
sviluppo sul PIL è stata pari all'1,26% contro il 2% della media Ue.
Anche quantità di brevetti è molto contenuta: nel 2009 in Italia
sono stati registrati 82 brevetti per mille abitanti a fronte dei 116
della media Ue. In termini di efficienza dei servizi logistici, nel
2010 l'Italia si posiziona al ventiduesimo posto nella classifica
della Banca Mondiale.

Infine, in merito a *diseguaglianze* e equità va segnalato che
riguarda le donne il più forte fattore di disuguaglianza in Italia:
minori opportunità di occupazione e guadagni più bassi delle donne.
La probabilità di trovare lavoro per le madri rispetto ai padri è
nove volte inferiore nel Nord, 10 nel Centro e ben 14 nel Mezzogiorno.
Inoltre l'instabilità del lavoro genera forti disparità
soprattutto per i giovani, che rischiano più degli altri di lavorare
a lungo come atipici.

Marcate diseguaglianze a livello geografico si registrano nella
erogazione dei servizi, uno fra tutti l'*assistenza medica*, che si
differenzia a livello regionale sia per investimenti che per qualità
e soddisfazione dei cittadini.A livello regionale, si osserva uno
scarto di circa 500 euro pro capite tra la Provincia autonoma di
Bolzano, che spende mediamente 2.191 euro per ogni residente, e la
Sicilia, che ne spende 1.690. Nel 2011 la soddisfazione per i diversi
aspetti del ricovero ( assistenza medica, infermieristica e servizi
igienici ) presenta una forte variabilità regionale: è più elevata
della media in tutte le regioni del Nord ( tranne che in Liguria ), e
in Umbria, mentre nel Mezzogiorno l'insoddisfazione è molto diffusa
e in alcune regioni riguarda l'80-90 % delle persone che hanno
subito un ricovero.

*Per approfondire:* Rapporto annuale 2012 - La situazione del Paese.



vedi l'originale (I dati ISTAT dal "Rapporto annuale 2012 – La situazione del Paese") su: http://www.quotidianosicurezza.it/approfondimenti/e-utile-sapere-che/i-dati-istat-da-rapporto-annuale-duemiladodici.htm

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