pubblicato il: 15 febbraio 2012 alle ore 12:06
fonte: MOG 231
link: http://www.mog231.it/rapporto-sulla-coesione-sociale-2011-ministero-lavoro-inps-istat/
ROMA - *INPS, Istat e ministero del Lavoro* hanno presentato il
*"Rapporto sulla coesione sociale 2011''*. Il rapporto è redatto in
due volumi: il primo è dedicato a definire gli indicatori utili a
descrivere la *realtà socioeconomica del nostro paese*, il secondo è
composto da tavole statistiche su dati aggiornati al 2010 che, grazie
all'utilizzo di banche dati provenienti da fonti nazionali, europee
(Eurostat), e internazionali (Ocse) permettono una comparazione dei
dati su base regionale, europea e globale.
Obiettivo del rapporto è restituire un quadro affidabile della
situazione nel nostro paese e la sua *collocazione in ambito
internazionale* con l'intento di facilitare i processi decisionali
di chi deve intervenire sulle situazioni più critiche. Per facilitare
la lettura dei dati le informazioni sono raggruppate in *tre
macroaree*.
Un prima sezione è relativa alla descrizione del contesto socio
demografico, del contesto economico e del contesto del mercato del
lavoro. La seconda area è relativa ai dati sulla famiglia e sulla
coesione speciale; sono qui trattati i temi del capitale umano, della
conciliazione tempi di lavoro - tempi di vita e della povertà. La
terza area è relativa alle politiche di sostegno al reddito (tra cui
maternità, disoccupazione, pensioni e invalidità) e alle spese per i
servizi socio assistenziali.
Per quanto riguarda il contesto socio demografico la lettura
incrociata dei dati presenta l'Italia come uno dei *paesi più
vecchi al mondo*, fenomeno dovuto al costante aumento delle
aspettative di vita (79,2 anni per gli uomini e 84,4 anni per le
donne) e al basso indice di fecondità: 1, 31 il numero medio di figli
per ogni donna italiana.
Nonostante questo la popolazione italiana è in *lieve aumento*,
grazie anche ai fenomeni migratori. Al 1° gennaio sono 60 milioni e
626mila i residenti in Italia di cui l'8% sono cittadini stranieri,
in aumento dallo scorso anno di 335mila unità.
Il contesto del mercato del lavoro mostra un'Italia in cui il
*livello di occupazione* e retribuzione può mostrare forti differenze
a seconda dell'età e della provenienza degli occupati. Il dato
generale dell'occupazione nel secondo trimestre 2011 (23 milioni e
94mila occupati, uomini e donne, tra i 15 e i 64 anni ) è stabile. Il
tasso di disoccupazione generale si attesta sul *7,8%* ma riferito
alla fascia dei giovani è sensibilmente più alto (*27,4%*).
La *media dei lavoratori dipendenti* è rimasta stabile a livello
nazionale, ma presenta differenze regionali: massimo aumento si
registra in Lombardia (+1%) e massima flessione in Campania (-1,4%).
In calo anche i contratti a tempo indeterminato (-0,5%) e in modo
particolarmente accentuato per le categorie dei giovani (-7,9%). In
aumento la forza lavoro femminile che però spesso è titolare di
contratti di lavoro a tempo parziale, in media tre volte più degli
uomini.
Per quanto riguarda le *retribuzioni* queste possono variare
sensibilmente sia in base all'età, che alla nazionalità degli
occupati. Le retribuzioni variano anche in modo significativo a
seconda delle diverse regioni italiane. Ad esempio, in base all'età
le retribuzioni di dipendenti iscritti all'INPS possono andare dai
44,70 euro al giorno per lavoratori sotto i 20 anni ai 108,10 euro
per lavoratori tra i 55 e i 59 anni.
In merito al capitale umano l'Italia detiene un altro primato
negativo: la *percentuale di ragazzi che abbandonano gli studi è tra
le più alte in Europa*: il 18,8% a fronte di una media europea che si
attesta al 13,9%. Obiettivo europeo da raggiungere per il 2020
dovrebbe essere un massimo del 10% di abbandoni.
Negli ultimi anni è progressivamente migliorata la possibilità di
*conciliare tempi di lavoro e tempi familiari* ma il carico di lavoro
casalingo e di cura della prole incide ancora in modo pesante sulla
vita delle donne che si fanno carico del 71,3% del carico di lavoro.
Le condizioni di *povertà in Italia sono peggiorate per le famiglie
numerose*, e in particolare nelle famiglie con figli minori, residenti
nell'Italia meridionale, dove convivono più generazioni, e per le
famiglie con un unico genitore.
Insieme agli altri paesi europei della fascia meridionale l'Italia
è tra quelli in cui più di *un quinto della popolazione (il 22%) è
a rischio di povertà o esclusione sociale* e in cui è più pesante
la diseguaglianza di distribuzione del reddito.
In questo quadro socio economico, familiare e di coesione sociale si
inseriscono le politiche di sostegno al reddito che nel 2010 sono
intervenute in favore:
* Delle donne che hanno beneficiato di astensione obbligatoria per
maternità (380 mila circa nel 2010);
* dei lavoratori, uomini e donne, che hanno usufruito dei congedi
parentali (286.000 circa tra i lavoratori dipendenti di cui il 10%
uomini);
* delle politiche attive del lavoro, di cui si sono avvalse
soprattutto le imprese del Nord;
* dei disoccupati, provvedimento che nel 2009 ha raggiunto il 66,9 %
di beneficiari in più dell'anno precedente;
* dei lavoratori in mobilità e in cassa integrazione;
* delle famiglie con figli a carico che possono quindi beneficiare
di assegni familiari.
Dal punto di vista delle pensioni, al 31 dicembre 2010 sono 16
milioni 708mila i pensionati in Italia, il 47,1% residente al Nord, il
19,5 al centro, il 20,6 % al sud e il 9,9% nelle Isole.
La fascia di età più numerosa tra i pensionati è quella degli ultra
ottantenni che sono 3 milioni 732mila. Il 49,9% dei pensionati ha un
reddito da pensione inferiore a 1000 euro, il 37,4% tra i 1000 e i
2000 e il 13, 2 % oltre i 2000 euro. Circa il 25% dei pensionati, 4
milioni e 480mila, riceve una pensione di invalidità o un assegno
sociale.
In ultimo il report relaziona sulle *spese per servizi socio
assistenziali* sostenute dalle amministrazioni locali e mostra
significative differenze sul territorio nazionale. Il dato generale ci
dice che in Italia nel 2008 è stato speso per servizi sociali lo
0,42% del PIL nazionale, in media 111 euro a testa, ma se scorporiamo
il dato su base territoriale la differenza balza agli occhi e si va
dai 30 euro pro capite spesi in Calabria ai 280 euro spesi per ogni
cittadino della provincia autonoma di Trento.
*Per approfondire:* Rapporto sulla Coesione Sociale anno 2011.
vedi l'originale (Rapporto sulla coesione sociale 2011, ministero Lavoro, INPS, Istat) su: http://www.mog231.it/rapporto-sulla-coesione-sociale-2011-ministero-lavoro-inps-istat/
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