- i delitti sulla privacy, ovvero i reati di trattamento illecito dei dati personali, falsità nelle dichiarazioni e notificazioni al Garante e inosservanza dei provvedimenti del Garante
- la frode informatica con sostituzione dell’identità digitale
- l’indebito utilizzo, falsificazione, alterazione e ricettazione di carte di credito
Il motivo di questo repentino cambiamento, che avviene a ridosso del termine ultimo per l’approvazione della legge alla camera del Senato, va cercato nelle pesanti conseguenze che l’introduzione di questi reati nel Decreto Legislativo 231 aveva avuto sulle imprese.
Poter aggiornare e implementare i modelli organizzativi sembrava infatti un procedimento troppo costoso per le aziende e Confindustria aveva sollevato i propri dubbi in merito già a poche settimane dall’aggiunta dei reati. Inoltre, la mancata correzione degli stessi modelli avrebbe previsto, in caso di eventuali illeciti dei vertici delle società per uno dei delitti previsti in materia di privacy, una sanzione tra i 200 e i 700 mila euro.
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